Catturare l’attenzione

– seconda parte –

24 Febbraio 2021

Multi tasking?

No, il nostro cervello non è multi-tasking, perlomeno quando si tratta di attenzione.
Al contrario! Noi (anche le donne… che sono solitamente molto più brave degli uomini a fare “più cose allo stesso tempo”…) focalizziamo i concetti uno alla volta, in sequenza. Ripeto: parlo delle situazioni in cui dobbiamo prestare attenzione, quando per esempio guidiamo parlando al telefono… o quando la nostra mente rischia di vagare durante una noiosa presentazione aziendale… (parlare allacciandosi una scarpa non prevede una grande concentrazione, quello riusciamo a farlo tutti…).

Volete saperlo un segreto?

Il nostro cervello ha bisogno di pause!

Ecco, tornando a parlare della (bassissima) soglia di attenzione (peraltro peggiorata negli ultimi anni, complici smartphone e device vari che teniamo a portata continuamente per essere “aggiornati” per lo più su informazioni futili e irrilevanti…), è sicuramente suggerito apportare pause durante le nostre Presentazioni. Pause che si possono tramutare in frequenti “recap”, ossia riepiloghi su quanto detto fino a quel momento.

Perché le pause?

Perché abbiamo bisogno di comprendere! Dobbiamo dare il tempo al nostro cervello di acquisire le informazioni e collegare gli argomenti fra loro.
Diamo la possibilità al nostro cervello di “digerire” quanto ha appena incamerato. Se non facciamo questo, diamo solo spazio all’oblio immediato o addirittura al distacco (“Troppe cose tutte insieme… io mi annoio!”).

E non dimentichiamoci di chi abbiamo davanti!

La nostra familiarità con gli argomenti che trattiamo ci porta a volte a dimenticare che i nostri interlocutori potrebbero non essere al nostro stesso livello di conoscenza sul tale argomento. Proviamo perciò a metterci nei loro panni e cerchiamo di riportare il nostro eloquio ad un livello più accessibile e piacevole.
Meglio ancora, laddove possibile (quando non abbiamo davanti centinaia di persone, ma caso mai qualche decina)cerchiamo di proporre e intavolare una conversazione!

Questo ci darà modo di rifiatare un momento e consentirà alla nostra audience la possibilità di interagire. Automaticamente questa… “pausa in progressione”… rivitalizzerà tutti quanti e porterà benefiche novità all’esperienza nostra e di tutti.

Ricordiamoci che le migliori Presentazioni sono conversazioni!

Una cosa alla volta!

Mi ripeto: diamo tempo al nostro cervello di recepire al meglio le informazioni con pause e cambi, diamo modo alle persone di ricevere le informazioni nel modo migliore.

E tornando all’organizzazione dei contenuti in argomenti e sotto-argomenti, una buona tecnica potrebbe essere quella di dividere ogni tema in due parti: la prima (breve, di un minuto) la potremmo chiamare “riassuntiva”: spiego di cosa andrò a parlare nei successivi x minuti… Introduco insomma l’argomento, dandone già un breve resoconto, una anticipazione, una anteprima. Nella seconda parte vado a svolgerlo.

Pausa / Cambio

E poi vado avanti con il punto seguente…

Dividiamo il tempo a nostra disposizione in “settori” e studiamo una gerarchia di argomenti e sotto-argomenti.

Gli argomenti “da 10 minuti” dovrebbero succedersi tra loro affinché vi sia uno stacco tra uno e l’altro (stacco in termini di tipologia di contenuto), ma non uno stravolgimento vero e proprio… Non parleremo perciò (quantomeno in uno spazio temporale ravvicinato) di scarpe e poi di astrologia… Piuttosto, se prima parlo di scarpe, poi parlerò di… vestiario, un ambito in qualche modo correlato al precedente.

In pratica, il cambio di argomento va fatto ad arte per riprendere l’attenzione dei nostri ascoltatori e riportarla su livelli accettabili. Occorre condurre le persone su un nuovo discorso in grado di coinvolgere nuovamente e di conseguenza aiutare l’apprendimento.

Se il nostro intervento sarà abbastanza lungo (mi riferisco prevalentemente ai formatori, che hanno a disposizione diverse ore) dovremo necessariamente riepilogare abbastanza frequentemente (ogni 50-60 minuti?), dando anche modo ai nostri ascoltatori di intervenire con domande, osservazioni e altro.

Ma soprattutto daremo loro modo di “localizzare” ogni singola informazione, che sarà “magicamente” meglio conservata nel loro cervello.

Domande alla fine?

A proposito… spesso assistiamo a incontri dove i relatori avvisano -da subito- che le domande saranno evase alla fine dell’intervento. Benissimo. Ma non per me…
Io suggerisco fortemente (laddove il tempo a disposizione e il numero dei partecipanti lo consentano) di accettare interventi anche durante il corso della Presentazione. Perché?

1- Alla fine potremmo non avere abbastanza tempo (senza perciò mantenere la nostra promessa…).
2- Ascoltando le domande del nostro pubblico, coglieremo i loro interessi (e se ci fossimo sbagliati sui temi a loro più cari? Grazie ai loro interventi lo potremmo scoprire… e apporre qualche aggiustamento in corso).
3- Cambi di ritmo, voci nuove che intervengono, domande interessanti per tutti… tutto ciò non fa altro che aumentare l’attenzione generale della platea. Non è questo che vogliamo? Che i nostri ascoltatori ci seguano, che si interessino. Ecco, diamo loro la parola e tutti ci guadagneremo!
p.s.: dovremo poi essere bravi a riprendercela, la parola… visto che c’è sempre il tipo o la tipa che se la tiene per troppo tempo… Dobbiamo essere pronti anche a questo!

Storytelling

Gli aneddoti, le Storie, gli ami

Esattamente come ho fatto io in apertura di questo articolo, utilizziamo le storie! Sfruttiamo le esperienze (nostre o altrui) anche per aiutarci ad esemplificare i concetti. La narrazione è un modo per attrarre l’attenzione e “rompere” i ritmi. È un modo per suscitare domande e variare! E le variazioni devono diventare il nostro pane.
I nostri racconti dovrebbero però suscitare una certa emozione! Mai fini a se stessi, devono sempre essere inseriti nel contesto.
A proposito, aveva senso secondo voi il mio racconto dell’orso…? Aggiungete a fondo pagina un vostro commento, se vi fa piacere.

Queste storie, gli aneddoti e qualsiasi informazione diramata “per rompere gli schemi” costituiscono anche un ottimo “amo”, ossia uno spunto per far intervenire l’interlocutore e “risvegliarlo” dall’eventuale sopraggiunto torpore…

E Prezi aiuta…

Ah, è qui che volevi arrivare…? No, onestamente no, ma rileggendo quanto scritto sopra… non posso che giungere a questa chiosa…: Prezi aiuta in tutto questo. In altre pagine di questo sito, peraltro, ne parliamo ampiamente.

Fonte principale di ispirazione per questo articolo: “Cervello, Istruzioni per l’uso” di John Medina, che ringrazio! (http://brainrules.net)
Cito la frase finale di un capitolo del citato libro:
…il cervello non presta attenzione alle cose noiose, e sono stufo tanto quanto voi di presentazioni noiose”