Ripetiamo e ricorderemo

ispirato dall’interessantissimo libro “Il cervello, istruzioni per l’uso” di John Medina, un must per chi si occupa di comunicazione.

21 Maggio 2021

presentazioni efficaci
I concetti e le informazioni che seguono vanno inserite nel contesto comunicativo delle Presentazioni. Conoscerli è molto importante per tutti noi quando andiamo a preparare una nuova Presentazione.
 
Se infatti riusciremo a farli nostri, non avremo problemi a costruire una Presentazione che tiene conto soprattutto degli interlocutori a cui ci andremo a rivolgere.
la Presentazione “è per loro”: saranno loro che la dovranno ricordare, che ci dovranno ricordare.

Saranno i momenti iniziali ad aiutarci enormemente!

I primi attimi sono sempre cruciali nel determinare le nostre percezioni e ciò che conseguentemente andremo a ricordare.
La possibilità di codificare i dettagli legandoli ad emozioni consentirà una migliore memorizzazione. In pratica, se riusciremo a “personalizzare” il ricordo, questo resterà impresso in noi in maniera durevole.
Spingiamoci un passo avanti e applichiamo queste regole anche al nostro lavoro, alla nostra attività.
 
Replicare la situazione nella quale abbiamo affrontato per la prima volta una data esperienza ci consentirà di ricordarla meglio e questo vale non solo per i sensi, ma anche per il contesto, l’ambiente e persino lo stato d’animo che si è vissuto…
I sensi appunto… Facciamo un esempio: si parla di botanica mentre viene visualizzata l’immagine di un particolare orto. I contenuti esposti resteranno per noi legati a quella illustrazione e sarà più facile ricordarli osservandola nuovamente. Ricreare la situazione, anche fisica, del momento dell’apprendimento ci consentirà di far riaffiorare alla mente quanto imparato. Vista, ma anche olfatto, tatto, gusto o udito possono rivelarsi per noi preziosi strumenti nel centrare l’obiettivo della memorizzazione.

Come funziona il nostro cervello a proposito di ricordi?

Il nostro cervello non funziona esattamente come un computer che immagazzina informazioni e dati nell’hard disk… se vogliamo recuperare un ricordo vengono chiamate in causa le stesse vie neurali che avevano inizialmente elaborato le nuove informazioni.
Possiamo immaginare il nostro cervello come completamente ricoperto di informazioni e ricordi, paragonabili a dei percorsi, a dei vialetti.
Questi ultimi dovranno essere percorsi più volte per rimanere ben visibili e riutilizzabili… vale a dire memorizzati. Attenzione però: se inizialmente non saremo riusciti a tracciare bene quei vialetti, difficilmente riusciremo a ripercorrerli. Torniamo perciò a parlare del primo momento: è quello più importante perchè ci aiuta a “fissare l’esperienza”!
presentazioni

Per imparare qualcosa, la dobbiamo prima capire!

Elementare, caro Watson; è un concetto davvero lapalissiano, ma è la base imprescindibile per poter memorizzare. Detto questo, noi relatori cerchiamo di verificare, eventualmente con domande dirette ai nostri interlocutori, che i concetti espressi siano stati compresi.
A volte può capitare di parlare troppo velocemente o magari di esprimere un concetto in modo non lineare… non diamo per scontato che l’esposizione sia stata chiara e verifichiamo sempre che i nostri ascoltatori abbiano compreso. Questo è il primo passo perché chi ci ascolta riesca a memorizzare. E a ricordarci!

Aiutiamoci con esempi

Si rivela un valido aiuto per facilitare l’apprendimento l’utilizzo di esempi tratti da esperienze reali: assolutamente consigliato attingere da situazioni quanto più possibile familiari agli ascoltatori. Ecco perchè è molto importante conoscere il nostro pubblico!
 
Teniamo presente che tutti siamo portati ad abbinare ciò che apprendiamo al nostro vissuto: viene naturale riportare ogni nuova esperienza a qualcosa di “già visto”, “già sperimentato”. Spontaneamente il nostro cervello associa le informazioni nuove con le quali entra in contatto a quelle il più simile possibile già note.
Quanto scritto fino a qui ci porta a dedurre che gli incipit siano sempre basilari: è fondamentale “catturare” il pubblico nei primi minuti -se non addirittura nei primi secondi- altrimenti si rischia di non riuscire più a recuperare la sua attenzione (vedi anche l’articolo “Catturare l’attenzione”).
Il nostro obiettivo quando andiamo a presentare è sempre quello di “farci ricordare” e per centrarlo dobbiamo farci aiutare da un “gancio” iniziale.
Immaginiamo di parlare di nuoto a bordo piscina, di meccanica davanti ad uno specifico macchinario, di robotica in presenza di un prototipo… facile capire che le caratteristiche ambientali possano divenire per noi potenti alleati. Attenzione: la location potrebbe anche non essere necessariamente “sintonizzata” sull’argomento trattato; poniamo l’esempio di una scolaresca che una tantum venga condotta a fare lezione in un bosco: qualsiasi materia si introduca, la lezione verrà ricordata associandola alla gita nella natura e automaticamente i contenuti riaffioreranno con maggiore facilità alla memoria.

Ripetere per ricordare

Ecco svelato il fissativo per i nostri ricordi: ripetere, possibilmente ad intervalli di tempo e iniziando al più presto! Se ripensiamo ad una nuova informazione appena ottenuta e ne parliamo da subito, aiutiamo il nostro cervello a mandarla a memoria.
Inoltre, stabilire dei “cicli” consente di memorizzare meglio; portiamo ad esempio il caso degli studenti: alternare ore nelle quali vengono proposti nuovi contenuti ad ore di ripasso agevolerà sicuramente l’apprendimento.
Nelle nostre presentazioni potremmo introdurre momenti di riepilogo di quanto discusso fino ad un tale punto, affinché gli ascoltatori abbiano modo di “fissare” informazioni e idee.
Per apprendere, ahinoi, non basta attivare il tasto “on” nel registratore del cervello, ma la ripetizione ci viene in aiuto e agisce, come detto, da vero e proprio fissativo, capace di consolidare le informazioni che vogliamo trattenere nella nostra mente.
Ripetiamo e ricorderemo.

Non dimentichiamolo!